
Raccontato dall'autore
Accendere il televisore di prima mattina e vedere in diretta un grattacielo di Londra, la Granfell Tower che brucia, sapendo che dentro ci sono decine e decine di persone che non potranno più uscire vive da quel rogo, è cosa che ti condiziona la vita, almeno per i giorni a venire. Sono immagini cruenti che al pari di altre ti obbligano a riflettere e a provare, dopo un doveroso pensiero per tutte le persone là intrappolate, una tale rabbia che le parole non riescono nemmeno ad esprimere. Questa rabbia, questo sdegno verso le istituzioni, si esprimerebbe meglio attraverso una rivolta popolare, una nuova rivoluzione, che oggi, ahimè, più nessuno ha voglia di intraprendere. Fatta questa premessa, guardando con i miei occhi questo immane e assurdo rogo, immediatamente- ipso facto- ho capito che dovevo fermare quelle immagini con la mia vecchia macchina fotografica, la mia mente, archiviare le immagini impresse nel mio infinito rullino, e pensare subito al miglior fotogramma da stampare. Sì, proprio al migliore, perché dopo la fase dello sgomento iniziale, ho iniziato a ragionare da creativo, ho iniziato ad elaborare il tutto sotto forma di un nuovo lavoro, meglio sarebbe chiamarlo, una testimonianza o contributo artistico. Per questo chiedo scusa se con questo lavoro posso aver creato un certo fastidio a qualcuno, ma ne sono perfettamente consapevole. Consapevole che attraverso questa testimonianza, possa in qualche modo far rivivere quanto accaduto, con uno spirito diverso che non sia quello della sola sofferenza. Pertanto anche qui giocherò molto su dinamiche creative che hanno molta più attinenza con l'arte che con la cronaca del fatto in sè. Spero di poter raggiungere quello che ho già ben definito nella mia teoria, ancor prima di iniziare il lavoro. Infatti, questa sera 20 Giugno 2017, inizierò la stesura della base solida, sulla quale stenderò successivamente con una spatola, le coperture di colore bianco e giallo, forse un pò d'arancione e verde, basi sulle quali costruirò poi le mie catene infiammate di rosso, le fiamme che bruciano cose e persone, ma che doneranno al contempo una nobile eternità alla loro memoria. Il fatto accade di notte, e di notte voglio fissare anch'io questo ricordo, per mezzo dell'amico colore nero. In arte, un'amico molto prezioso. Di questo mio amatissimo amico, vi racconterò di più in seguito. Oggi 23/06/2017, dopo tre giorni di lavoro, non sono ancora riuscito a trovare il giusto equilibrio di colori che mi devono dare il là definitivo e convincente, per iniziare a disegnare il mio psicotico soggetto, catene al seguito. Devo ammettere che questa volta, cercando di simulare il vero, alla fine mi sto ritrovando tra le mani un vero grattacapo. Devo rimediare assolutamente prima di procedere. Fermarsi ogni tanto e guardare quello che si sta facendo, osservare e ragionarci sopra con occhio sincero e critico, anche se figlio tuo, dal momento che tuo figlio non ti piace, lo rimpasti di nuovo e lo rimodelli come vuoi tu. Facile a dirsi, meno facile ammettere uno sbaglio, un ripensamento, ma doveroso accorgersene e rimediare. Niente da fare, caldo, stanchezza, pensieri e bisogno di riflettere per trovare una soluzione a questo impasse, non mi fanno andare avanti. Resto ancora bloccato, anche se penso di aver trovato la via d'uscita, devo rimettere insieme tutte le forze per concretizzare questa idea e andare avanti. Il caldo, e una noia altrettanto opprimente, mi stanno in questi giorni, frenando. Finalmente sabato e domenica ho lavorato tutto il giorno e sono riuscito a dare una svolta a questo dilemma. Era partito tutto pensando che fosse una passeggiata, una cosa già fatta - ipso facto -, invece si sta rivelando tutto molto più difficile. Mentre mi lavavo i denti, sabato sera, ho avuto un'ispirazione. A forza di pensare, le idee, prima o poi arrivano, almeno così accade quando il cervello si è cotto al punto giusto. Peraltro, in certi casi, meno si pensa e meglio è, dipende da cosa si vuiole ottenere. 29 Giugno, continua la produzione del fuoco. Certo che lavorando solo nei brevi sprazzi che il poco di tempo mi lascia durante la settimana, provo una sensazione di vera e propria, ancorché faticosa ed estenuante, sensazione di gestazione, che chiamo frustrazione. Avendo l'abitudine di portarmi avanti con la mente, più di quanto non riescano a fare le mie mani, sto già pensando alla forma che dovrò dare a queste fiamme. Inizialmente dovevano essere tre linee verticali e un pò irregolari, mentre ora sto maturando l'idea di disegnare col fuoco una linea unica e curva, uno scarabocchio pilotato, vedrò. Al resto, al nero che dovrà far vibrare, sconquassare e accendere le fiamme, resta per ora a riposo su un binario morto. Mentre per l'ultimo intervento, quello finale, decisamente poco evocativo, ma risolutivo dal punto di vista estetico, mi restano ancora molti dubbi. Ci sono situazioni che per tanto si programmino a priori, alla fine si modificano e si risolvono da sole seduta stante. Mentre stavo scrivendo quest'ultima frase, alle 15.30 del 29 Giugno 2017, cercando sinonimi di "seduta stante", mi è comparso anche il detto latino "ipso facto", e riflettendo per un attimo al probabile titolo che ad oggi mancava, cogliendone al volo il significato e la fonetica, mi son detto che nessuna parola o frase poteva rappresentare al meglio questo lavoro. Dallo shock subìto nel vedere quelle orribili immagini, è scattata immediatamente l'idea di volerle fissare a perenne memoria su questa tela, e pertanto, meglio non si poteva sintetizzare il tutto, che con questa perentoria locuzione latina. Così è nato il titolo di questo lavoro. Un pò come far nascere un figlio, senza avere prima la più pallida idea di come chiamarlo, e poi, nei mesi a venire, qualcosa di particolare ti suggerisce il nome più appropriato e più idoneo da dare a quel "tipo" di figlio. In questo caso è stato così. Domenica 2 Luglio, sono rimasto chiuso in casa tutto il giorno, ahimè, per portare avanti questo lavoro. Devo confessare che inizio ad essere un pò stanco, e di conseguenza non vedo l'ora di finirlo. Il caldo e la voglia di uscire di casa in piena estate, si fanno sentire sempre più. Ho avuto la malaugurata idea di sovraporre lo smalto nero all'acrilico, e questo mi ha creato dei problemi, ma un bravo artista sa sempre come rimediare senza farlo sapere. A parte questo, la parte centrale mi soddisfa, meno le due fasce bianche laterali da 15cm, dovrò spostare il bianco e sostituirlo con colori che aiutino il tutto a vibrare di più, a bruciare di più, cosa che per ora non vedo. Voglio vedere le fiamme che si muovono, voglio vedere il fuoco, voglio che ci sia movimento, ritmo. Voglio che questo incendio alla fine si possa suonare, più che domare, un pò come le "tensioni sonore" descritte da Kandinsky: “Il più ricco insegnamento viene dalla musica. […] La musica è l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni.” Per questo motivo Kandinsky afferma che la pittura ha bisogno di abbandonare le forme per farsi astratta ed esprimere emozioni e non modelli. Voglio che dentro questo incendio entri la musica, e che suoni con le note di un eterno riposo. 24 Luglio, dopo una pausa trascorsa a Roma, dove mi sono riposato, ed ho avuto modo di riflettere su molte cose, al mio rientro ho subito ripreso questo lavoro, e da quello che era solo un incendio, ho pensato bene di trasformarlo in un vero e proprio inferno. Un inferno musicale, non necessariamente fatto di frastuoni e di cori imperiali con disturbi ossessivi-compulsivi, ma fatto di poesia, di teatro, di lirica. Accompagnato dalle note ascendenti e discendenti di un Requiem mozartiano.
30 Luglio 2017, ormai questo lavoro, che a dispetto del suo titolo si è rivelato più faticoso e lungo del previsto, oggi sarà concluso e firmato. Amen!