Questo lavoro parte così, all'improvviso, con lo scopo di occupare il mio tempo nelle due settimane di ferie trascorse qui a Verona. Estate, caldo, ferie, bisogno di riposo e di staccare un pò dalla solita routine, mi suggerivano all'inizio di non fare un bel nulla. Poi, pensando che oziare e basta sarebbe stato più pesante da sopportare, ho deciso il 7 di Agosto, di comperare una nuova tela e di iniziare a pensare qualcosa di nuovo. Non avendo in questo caso, per la prima volta, un tema da affrontare, un argomento di cui occuparmi, ho iniziato il tutto dal centro, disegnando tre cerchi, intorno ai quali, via via ho costruito un'impalcatura di geometrie che si legavano tra loro per mezzo del colore che già pensavo di dare. In pratica, sono stato guidato da un niente per comporre un tutto, per fare questo lavoro. Va da sé che non avevo nessuna idea nemmeno per il titolo, che, credetemi, è arrivato da solo gli ultimi due giorni di lavoro, poco prima che lo finissi. Questi tre cerchi da cui ero partito erano rimasti liberi e puri fino all'ultimo, pur sapendo, che non li avrei potuti lasciare soli e abbandonati. Erano loro stessi che mi cercavano e chiedevano di completarli, di occuparmi anche di loro. Ma come? Ecco che, all'improvviso, la stanza del bagno per me risulta sempre molto proficua, ho pensato che da lì a pochi giorni avrei compiuto gli anni, i miei 59 anni, e pertanto ho iniziato a pensare che questo lavoro poteva diventare il mio regalo di compleanno, e così ho deciso. Nato nel 1958, oggi, nel 2017, avrei fatto i miei 59 anni, e questa sarebbe stata l'ultima occasione di usufruire dei tre numeri più significativi della mia età anagrafica, e chiudere in bellezza i tre cerchi rimasti ancora vuoti. Anno '58 del secolo scorso, compio 59 anni, ecco i tre numeri che cercavo, il 5, l'8 e il 9. In questo modo ho chiuso il cerchio, ops, i cerchi, e il gioco, il regalo, era fatto e confezionato. Può sembrare banale o superficiale forse, ma non credo, perché quando si parla di arte si parla necessariamente anche della persona che l'arte la fa. Al di là di un titolo, di un risultato, dietro c'è una persona che lavora e che proietta dentro al suo lavoro, tutto se stesso, nel bene e nel male. Anche la pittura, al pari della scultura, ha sempre una sua terza dimensione, che va ricercata dentro la composizione, oltre il visibile. Perché il tutto che parte dal nulla, quando al nulla si ricongiunge, e qui viene il difficile e il bello, uniti, formano un insieme finito. In questo caso è la mia arte, la mia vita, la mia soddisfazione, il mio benessere. Vi sembra poco? All'interno di questo lavoro bidimensionale, esiste un mondo, esiste una vita, esiste la tridimensionalità di Mauro Pavan. Per questo motivo le due dimensioni nella pittura, sono solo un fatto puramente estetico-compositivo, mentre oltre il visibile, meglio sarebbe dire all'interno del visibile, esiste un'essenza spirituale e psichica, o se preferite, caratteriale, che è la sua terza dimensione. Esiste il corpo e la mente, esiste il mondo dell'artista che quell'opera l'ha creata. Possiamo ignorare tutto questo, possiamo scorporare la mente dal corpo? No, per me non possiamo! Quando dico che per un bravo artista, lo studio del passato è fondamentale e deve servire a dare il giusto supporto per interpretare al meglio il presente, intendo dire che attraverso l'analisi pittorica di questo lavoro, si possono ritrovare gli intrecci fondamentali che l'esperienza secolare dell'arte veneta mi ha miracolosamente tramandato, perforandomi il corpo e nutrendomi la mente. Il nuovo Rinascimento italiano del terzo millennio è già iniziato.