Il 1° novembre 2017 ho iniziato questo lavoro. Le dimensioni sono aumentate, quelle della tela intendo, perché avevo già in mente un qualcosa che sarebbe andato oltre la solita misura di 100X100 cm, il mio quadrato, e infatti, preparata la base con i giusti colori, ho iniziato il disegno di questo nuovo progetto. Un lavoro che non si discosta molto dal precedente, ma che in qualche modo vuole continuare il percorso iniziato con "Incubi 2017", con l'intento di percorrere ancora un po’ quella strada cercando di risolvere definitivamente, o almeno in gran parte, una questione che da troppo tempo mi sta ronzando intorno e dalla quale non traggo alcun beneficio, se non quello di sfornare continuamente lavori psicotici. Mi consola il fatto che in passato, i lavori fatti da artisti considerati matti, stravaganti, svitati, spigolosi, insomma, non compresi, siano stati considerati, post mortem, con il giusto peso e la giusta attenzione che avrebbero meritato in vita. Da questo punto di vista, considerato il garbuglio creatosi tra arte e complementi d'arredo, tra mercatino dell'usato e business sfacciato, me la sto mettendo via. Oggi è il 17 novembre e tutta la base del quadro è pressoché conclusa. Credetemi, la vista si sta affievolendo di mese in mese, ma non sopporto l'idea di mettere gli occhiali. Detto questo, il lavoro è ormai finito anche nella mia mente, disegno-forma, colore-luce, sono già abbastanza ben definiti quasi nei minimi dettagli. Insomma, io il quadro, oggi come oggi, oggi come sempre, quando lo vedo, lo vedo già terminato. Giusto ieri, giovedì pomeriggio, mi sono sentito con la Sig.ra Carla d'Aquino, gallerista e curatrice di eventi espositivi, scusate ma non me la sento di definirli culturali, nonché Presidente della Maison d'Art di Padova. Mi ha contatto lei non più di due settimane fa, conquistandomi, lusingandomi, insomma, ancora una volta credo di essermi lasciato intrappolare, di essermi lasciato fagocitare dentro uno di quei tanti guazzabugli in cui tanto speravo di non dover più entrare. Dei guazzabugli di mercanzia d'ogni specie che, appesa ai muri e spacciata per arte, in tanti si nutrono. E' vero che volevo ritornare nel circo ad esibirmi, che volevo rientrare nel mondo dell'arte per far conoscere i miei ultimi lavori fatti. E' vero che se si è accompagnati e presentati da qualcuno, può essere, dico può essere, che la strada da percorrere sia più in discesa. E' vero tutto, e tutto ci sta, tutto si comprende, ma avevo anche detto a questa signora che ero stanco di essere tirato in ballo, tra mille complimenti e salamelecchi sdolcinati e ridondanti di aggettivi superflui e un po’ sospetti. Nonostante questo, dopo sole due settimane, ho l'impressione di essere stato davvero fagocitato dentro l'ennesimo turbinio commerciale di import-export più adatto ad un mercato dell'usato più che per un vero mercato dell'arte. Aspettiamo e vediamo come va a finire questa nuova avventura partita già male. Comunque, giusto ieri, giovedì 16, come dicevo, mi sono sentito dare del polemico. Ma va’, che novità (!?). Dopo aver dato uno sguardo attento al sito della Maison d'Art di Padova, e dopo aver ascoltato l'audio di un video in cui questa Signora Carla d'Aquino rilasciava un'intervista ad una emittente locale, mi son detto, oh oh, forse sono caduto dalla padella alla brace un'altra volta. Artista di qua, maestro di là, recensioni piene di sostantivi e aggettivi degni delle pagine più nobili della storia dell'arte italiana ed internazionale, e poi, guardi i lavori dei presunti artisti che fanno parte di questo negozio on line più simile ad uno spaccio di carni conservate che fresche e cosa trovi? Trovi tanta carne putrefatta, marcia e maleodorante, robaccia e poche cose buone e commestibili per un apparato gastrointestinale ancora sano. Tranquilla signora Carla, questo è il mio punto di vista, liberamente espresso come liberamente lei si diverte ad incensare tutto e tutti come capita quando, con l'arte si mercanteggia e si specula. La signora che in questo video vuole promuovere la propria immagine per accreditarla, suppongo, all'attenzione della critia che conta, si professa devota e credente cattolica, chissenefrega aggiungo io, dice di essere diretta discendente del famoso frate filosofo domenicano, nonché santo, Tommaso d'Aquino. Wow, dico io, che fortunato che sono stato, e qui non chiedo prove di ciò. Ci sentiamo al telefono quattro-cinque volte, mi riempie la testa di commenti sempre uguali, sempre molto conditi di niente, o di poco, e si stupisce di aver incontrato un artista che l'arte, non solo la fa, ma la conosce pure. Ma guarda te il caso, che stranezza, che cosa rara; un artista che conosce la storia dell'arte. Questo non è auspicabile quantomeno, ma come, un artista è e deve essere solo uno che dipinge, che si estranea da tutto e da tutti, che vive solo in un mondo tutto suo e che, solitamente, a malapena, sa comunicare ed interagire col mondo reale. Le ho detto che mi va bene tutto, le ho detto e ricordato che comprendo le regole del commercio e del marketing, ma le ho ribadito anche che non voglio vedere i miei lavori esposti accanto a delle porcate. Mi sono sentito dare del polemico; sai che novità, e sai quanto me ne frega(?!). Ecco cosa accade a chi, dopo aver studiato, dopo aver sputato sangue lavorando molto e facendo anche molta ricerca con l'intento di intraprendere nuove strade nella pittura, si sente dare del polemico perché ha osato dire ciò che pensa, mettendo da parte l'ipocrisia che sta sempre nascosta sotto l'abito delle feste. Se osi, se parli, se conosci, se contraddici, se non accetti, se chiosi, se dimostri di essere un anticonformista, uno che va per la sua strada senza accettare compromessi, oggi come oggi, ma lo è stato di certo anche in passato, eccome se lo è stato, allora sei un polemico, un ribelle, uno da tenere lontano, uno da emarginare. Ebbene, cosa mai volete che me ne freghi del parere di certa povera gente, mi da fastidio solo perché non capisco, meglio sarebbe dire che non ammetto di capirlo, questo stupido e becero modo di trattare chi sa il fatto suo. Polemico? No, più semplicemente non amo le stupidaggini e le prese per il culo! Mi scuso dello sfogo, ma è capitato nel bel mezzo di questo lavoro e visto che ormai parlo solo con me stesso, per mezzo di un computer (sia benedetto il computer), ho voluto estendere questo sfogo a tutti voi, perdonatemi. Accantonata per il momento questa divagazione, sono tornato a lavorare duro, e ora posso dire di vedere quasi compiuto questo lavoro. Un lavoro che si fa via via sempre più arduo, non tanto per portarlo a termine dal punto di vista compositivo, questo è il lavoro stesso che lo fa da solo, ma nel cercare di trovare in tutto ciò, una spiegazione, una motivazione che, seppur abbastanza chiara per me, mi risulta assai difficile spiegare agli altri. Dicevo che questo lavoro, in parte, è la continuazione del precendente, ma dal precedente si discosta non poco, in quanto vorrebbe esserne la sua logica conclusione, dico vorrebbe, ma poi non si sa se lo è. Oggi 21 novembre finalmente credo di aver trovato il titolo che meglio di altri può spiegare il senso di questo lavoro. Tauromachia 17, la lotta che l'uomo, fa con le sue paure, con i suoi fantasmi e i suoi mostri, quasi sempre dei tori neri nel mio caso. Un uomo fragile, ancora acerbo, giovane, che lotta contro forze molto più grandi e potenti di lui. Un uomo che soffre perché queste lotte sembrano non finire mai. Un uomo, un poveraccio forse, troppo educato e sensibile forse, anche se polemico, che lotta continuamente contro i mostri della sua vita, che altro non sono che le difficoltà che Mauro si è trovato difronte e con le quali si è dovuto confrontare. Contro le quali ha dovuto lottare, ossessivamente, psicoticamente. Nel senso che dai e dai, arriva il tempo in cui credi che soffrire e lottare sia il solo e unico scopo della tua vita. Falso, certamente falso, ma il rischio di trovarsi a lottare da solo e di non farcela è reale, non immaginario. C'è però il rischio concreto che lagnoso, autocommiserativo e autodistruttivo, lo diventi. Strano a dirsi e strano da capire forse, ma il pericolo di infilarsi dentro un vicolo cieco, credendo che tutto sia negativo e che tutto ciò che ti circonda ti sia ostile e insuperabile, lo dice la psicoanalisi, esista per davvero. Questa forma non ben definita di frustrazione e senso di inadeguatezza è reale, ed è un nemico molto difficile da combattere e da vincere. Per questo io esorcizzo questo pericolo ancora costante, affrontandolo direttamente, guardandolo dritto in faccia. Qui è la terapia che mi ha dato una mano forte e risolutiva. Guardate che quanto qui detto, magari in modo non del tutto e non propriamente scientifico e corretto, è comunque reale. Ogni notte e ogni giorno mi ritrovo a combattere le mie battaglie, contro mostri e uomini dall'aspetto e dalla cattiveria la più primordiale e sovrumana che si possa immaginare. E' anche vero che sempre di più tutto questo sembra scemare, che sfumi via dal mio background e, sempre di più, mi sembra di stare meglio, di lasciarmi per davvero tutto alle spalle, salvo poi, grazie ad un niente, grazie a qualche idiota, ripiombare dentro questo baratro infernale. Questi ultimi lavori stanno a dimostrare che io mi sto impegnando nel lottare per sconfiggere questo stato insano di disagio, dal momento stesso che affrontando il problema, prendendo il toro per le corna, non solo non mi sottraggo al confronto, ma faccio quotidianamente lo sforzo necessario per uscirne, che altro non è che fare il mio dovere. Quello che chiedo a tutti voi, è di capire, considerare tutto questo e, possibilmente, di non rompermi più le palle senza un giustificato motivo. Entriamo meglio dentro questa composizione, e lasciamo perdere le mie paturnie. Primo tempo, scena prima. Fase giovanile molto complicata e sofferta, accompagnata da tanto impegno per lo studio. Fase intermedia, sempre nel primo tempo, altrettanto complicata, fatta di confusione interiore e di spasmodica ricerca per capire chi è davvero e cosa vuole fare seriamente da grande, Mauro Pavan. Fase attuale, qui siamo già nel Secondo tempo, scena prima e ultima, quella che mi sta traghettando dalla maturità alla vecchiaia. Anche se iniziata da poco, questa terza fase mi sta dando le prime risposte, mi sta accompagnando verso la fine di tutto con la serenità che mi è sempre mancata e che ho sempre sognato di possedere. Già dopo quest'ultimo paragrafo, credo di aver spiegato per bene queste tre fasi della vita che in questo lavoro ho voluto suddividere in due settori, in due tempi. Uno principale che racchiude le prime due fasi, e un terzo, quello di destra, dove io auspico di vederci dentro la soluzione di tutto. La soluzione, o gran parte di essa, di tutta la mia vita. La fase finale, la terza, dove tutto diventa più sereno, più tranquillo, più maturo e più poetico perfino, anche più aulico, e dove io mi voglio riconoscere con orgoglio, senza nessun pregiudizio. La fase in cui io penso, io credo, di aver vinto la mia battaglia, la mia tauromachia. Questo è quanto, proprio qui, in questo lavoro, ho voluto rappresentare. Vorrei a tal proposito parafrasare la leggenda della Sfinge e di Edipo, quando la Sfinge posta a guardia davanti la città di Tebe, poneva il primo enigma della storia di cui si abbia documentazione. Chi non era in grado di dare la giusta risposta veniva ucciso, strangolato o divorato dal mostro; perché la Sfinge, per bella e seducente che fosse, era un vero mostro. Una figura che racchiudeva in sé tre diverse entità, tutte belle e affascinanti se considerate separatamente, ma unite tra loro si trasformavano in una sorta di Giudice, diventando una figura unica, un unico Dio, un unico mostro. Tutto torna a pensarci bene, in quanto la Sfinge posta davanti alla città della vita, messa a fare la guardia dalla dea Era, sorella e moglie di Zeus (fate voi!?), accovacciata e apparentemente innocua, testava l'intelligenza delle persone e poneva a tutti lo stesso quesito: "Chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, bipede e tripede?" La Sfinge saltava sui passanti, sugli uomini che non rispondevano correttamente e li divorava. Un uomo ebbe successo, spiegando che la risposta corretta era "l'uomo", che gattona da neonato, da piccolo, cammina su due gambe da adulto e infine, da vecchio, si appoggia su un bastone. La Sfinge, dopo aver ricevuto la giusta risposta, si gettò dall'alto dell'acropoli, e si suicidò. Edipo, acclamato dal popolo, divenne re e sposò Giocastra, sua madre, come Mauro sposò sua madre, Enrica, vedova anch'essa. Mauro sta facendo il tentativo fatto nell'antichità da Edipo, e anche se Mauro non riuscì a sposare per davvero sua madre, in qualche modo la divinizzò, essendo quella donna per lui, l'unica sua fonte di vita, il suo unico riferimento familiare, tanto sospirato e mai posseduto. Ecco spiegato il motivo per il quale Mauro sta cercando ancor oggi di dare la risposta giusta, affinché la Sfinge posta a guardia della sua vita, venga sconfitta e sparisca definitivamente dalla faccia dei suoi tormenti, lasciandolo libero dalla sue paure, ed entrare da vincitore, dentro il suo mondo, e possedere da vincitore, da re la sua vita. I greci con la loro mitologia avevano già affrontato la questione, che ora si affronta andando in terapia dallo psicologo, provando a scavare dentro noi stessi, per mezzo dello studio e della ragione, cercando di trovare le risposte giuste da dare affinché i mostri che ci impediscono di vivere bene, di vivere sereni, siano sconfitti e spariscano per sempre. I mostri, qualunque essi siano, vanno affrontati, perché solo affrontandoli, si possono sconfiggere. Il toro si affronta e va preso per le corna, costi quel che costi! Persone che parlano male di noi, persone che ti vogliono male e che ci parlano alle spalle, persone di cui non possiamo fidarci perché cattive o inviodiose, ne troveremo sempre sulla nostra strada. Fronteggiarle, tenergli testa, sconfiggerle, anche se tutto questo richiede continuamente sforzi sovrumani, va doverosamente fatto. Dentro questo quadro, con un pò di pazienza, non immaginerete mai quanta ne ho portata io nel farlo, si trova la chiave per capire tutto questo. Dentro questa rappresentazione si può leggere tutto questo, basta trovare il bandolo della matassa e poi tutto si dipana da solo. Venerdì 1° dicembre, anche quando pensavo di essere arrivato al capolinea, ho voluto complicarmi ulteriormente la vita, andando a lavorare nella parte centrale delle prime due figure, l'alter ego di Mauro che qui bene si materializza nella figura rosso bordeaux dell'uomo giovane che si confronta direttamente con le paure e le angosce della vita, qui rappresentate dal toro-mostro, la mia Sfinge. Propio oggi e solo oggi, ho maturato la scelta del titolo che molto bene rappresenta questo racconto in chiave pittorica. "Il dado è tratto", mi è venuto perché conoscendo a priori come andrà a finire questa rappresentazione, ad oggi i dadi non sono stati ancora dipinti, rimane il fatto che qui si sta rappresentando, per cicli, la ferma decisione di voler concludere la mia battaglia contro le ostilità della vita. Dal momento che la mia decisione di lottare e di non sottrarmi più al confronto diretto con i miei mostri, nel bene e nel male è stata presa, ho deciso di andare fino in fondo. Peraltro, sto già assaporando il gusto della vittoria, dadi permettendo. Per ora mi fermo qui, e vi racconterò l'epilogo di questa storia quando i dadi, i dadi di queste comparse, saranno tirati, e solo allora, si potrà svelare il mistero di questa storia. Sera del 1° dicembre, ho un ripensamento, forse questo titolo è troppo "banale", forse questo titolo è troppo scontato, forse ho bisogno di altro. Un re entra vittorioso in città, magari sanguinante e stremato, ma fiero e a testa alta. Io voglio puntare ad entrare nell'aldilà a testa alta, con la serenità conciliante della vera regalità. Per questo sto meditando di cambiare nuovamente questo titolo, che mi ricorda sempre lo scontro, la lotta, il sangue. Voglio illudermi che su questa strada, abbandonate le armi dello scontro diretto, possa finalmente puntare dritto alla superiorità della sola divina bellezza, e là, a Dio piacendo, starmene seduto e rilassato per poter incominciare a guardare anch'io all'ingiù. Credo di poterlo fare, di meritarmelo. Domenica 3 dicembre, tutto è concluso, il mio orto, oggi, è davvero concluso. Tutto è terminato, ed io ho ritrovato pace e serenità in questo orto. Con il mio " Cuore rosa" ho sconfitto, almeno per questa volta, ogni mostro che si era riaffacciato, mettendo a soqquadro la mia quiete. L'inesperienza e l'esuberanza di un giovane, sommata alle tante negatività e sofferenze inferte dalla vita e assorbite da questo giovane, hanno generato la terza entità di un uomo maturo. Non esiste una seconda entità, quando si sommano due differenti esperienze, entità o energie che dir si voglia, generate da due differenti esperienze, si passa direttamente ad una terza cosa, una terza entità. La terza fase della vita in cui si diventa grandi e maturi, e dove si ha il dovere di dimostrare che si è combattuto o si è provato a farlo. Combattere per vincere ovviamente. Vincere le battaglie che la vita di ciascuno di noi, ci chiama a fronteggiare. Vuoi su terreni diversi, contro nemici diversi, con armi più o meno sofisticate, ma sempre combattere è. Fate il vostro gioco, gettate i vostri dadi, armatevi di tutto punto e andate a combattere, e alla fine di tutto, magari un pò acciaccati, feriti, provati e anche stanchi, avrete trovato la vostra dimensione. La vostra terza entità vi sarà cucita addosso direttamente dalla vostra divinità, che sarà da noi pregata per accorrere in nostro aiuto. Per aiutarci a risolvere ogni quesito che la Sfinge ci porrà. Sconfiggerete i vostri nemici e con essi chi vi ha voluto male o si è messo di traverso sul vostro cammino. Diventerete i signori della vostra vita ed entrerete da re nell'aldilà, consegnando ai posteri la vostra memoria. Sarete più vecchi, ma vi sentirete sempre dei leoni, vi sentirete sempre dei signori. Le foglie cadono e cambiano colore, prima o poi, così come mutiamo e cadiamo tutti noi. Ma quanto bella è la foglia, quando nel silenzio che l'avvolge decide che è giunta l'ora di staccarsi dalla sua vita, e danzando tra i rami dei suoi ricordi, piano piano, senza fretta, accecata per l'ultima volta da un raggio di luce dorata, o semplicemente accompagnata per mano dagli occhi vigili della luna, consegna a noi pittori, l'emozione più romantica e poetica del suo ultimo viaggio, del suo più nobile e ricco testamento, di ciò che è stata per poche stagioni, la foglia. La vita è fatta di tante cose brutte e negative, di tanti orrori e mostruosità, ma la vita ci sa regalare anche tante cose belle, valori che si tingono dei colori regalati a noi tutti da madre natura. La vera e unica nostra Madre, la Natura, che non fa distinzione di razza, di religione, di lingua e di sesso. Ecco spiegato il ciclo, termine che mi sembra più che appropriato, di questa rappresentazione simbloca, un pò metafisica, un pò onirica, di queste tre fasi della vita. Le fasi che da 2.500 anni, racchiudono la domanda che la Sfinge di Edipo chiede a tutti gli uomini di risolvere. Un vero e proprio quiz, il primo certificato, che per mezzo di mostri differenti, siamo sempre chiamati a risolvere se vogliamo diventare i veri padroni della nostra vita, i veri e unici re e signori di noi stessi. Conclusione: che tra me e Edipo ci sia un legame di parentela, che, pur col passare dei secoli, ci lega ancora l'uno all'altro?.. Il mito edipico ha ispirato a Freud uno dei più noti temi psicoanalitici, il complesso di Edipo (termine coniato dallo stesso Freud), che nel bambino e adolescente corrisponde all'attrazione per il genitore di sesso opposto e rivalità e negazione verso il genitore dello stesso sesso. Edipo viene abbandonato dal padre alla nascita; da adulto Edipo uccide il padre (ignorandolo) e sposa sua madre. Beh, quanto buono è il cacio sui maccheroni? Tanto quanto questa storia si sposa con la mia! Forse vi sembrerà strano che abbia scantonato a destra e manca per raccontarvi di questo quadro, parlando poco di disegno e colore e molto più di altro non propriamente visibile, ma credetemi, se provate a riguardare questo lavoro, con maggior attenzione, dopo aver letto questa mia riflessione, potrete vedere anche voi, dentro questa rappresentazione, un mondo diverso da quello che si vede guardando senza essere accompagnati per mano da chi quel mondo l'ha creato. Questo è il mio mondo, ma imparerete dopo questa modesta esperienza, a leggere anche mondi diversi, mondi di altri pittori che solitamente si lasciano guardare, leggere e commentare, troppo disinvoltamente e superficialmente da terzi. Vedrete e scoprirete un mondo non visibile a tutti. Leggete sempre da sinistra verso destra, e poi da destra verso sinistra. Leggete sempre come se foste uno scanner che non legge solo in orizzontale, ma allo stesso tempo guarda e legge anche in verticale. Gli occhi devono fare su e giù e facendo su e giù ci si sposta pian piano da sinistra verso destra, e viceversa, fino alla fine dell'immagine, fino alla fine della scansione, fino alla fine della musica. E come una musica ben composta, anche un dipinto ben composto si legge e si suona anche al rovescio. Un'autobiografia questa, fatta di immagini, figure umane e antropomorfe, cose e oggetti, il tutto dentro una ritmica cromatica che aspetta solo di essere suonata. Si parte da un adagio per pianoforte e strumenti a fiato, si attraversa la parte centrale con percussioni e acuti assordanti per arrivare alla fine dentro un mondo spirituale accompagnati da melodie dolci e fluttuanti, tra violini e flauti con qualche tocco alto di pianoforte. E tutto, in un silenzio pieno che ci avvolge, tra misteri e turbamenti, termina e muore, sorridente e in pace, accompagnato da una dorata divina serenità. Alla fine di tutto, quello che in matematica deve tornare per forza uguale per tutti, dentro la filosofia della nostra biologia, torna sempre in modo differente l'uno dall'altro. Schizofrenia esasperata e controllata? Non so, forse. Credo piuttosto ad una forma di paranoia soggettiva, che però conosce il fatto suo!