Qoviddi 20/2



Raccontato dall'autore

Così nasce Qoviddi 20/2, seguendo le orme del precedente. Con tanto mal di pancia verso tutto quello che non avere un senso, fosse anche il titolo di un dipinto, ma che un senso ce l'ha sempre. Anche questo è una forma di astrattismo.
Significato quasi zero, pertinenza con l'esecuzione del lavoro zero totale. Niente di niente. Nessun significato particolare, nessuna attinenza,nel merito, con il vero Covid-19, nulla di tutto questo. Del resto stiamo facendo astrattismo, o ce lo siamo dimenticato? Ho sempre detto che il lavoro del pittore dev'essere anche divertimento, ebbene, anche se non ne sono del tutto convinto (io nutro dubbi su tutto), io mi sto divertendo, come si vede, con molto poco.

Q = Pagliaccio
Q = Questo titolo mi diverte, perché è un titolo del cavolo
Q = Questo titolo non mi piace nemmeno tanto, per questo mi convince

E io mi sto divertendo un sacco, e lasciate che mi diverta il più possibile. Solo sorella morte deciderà quando smetterò di divertirmi, nessun altro.
Dopo la visita a Palermo nell'estate del 2018, ho sentito la voglia di importare a Verona l'uso del ventaglio, che non è una moda. A Palermo non era raro veder ragazzi seduti fuori da un bar, o seduti su un muretto un po' dappertutto, col ventaglio in mano, e questo mi piaceva da morire, mi entusiasmava, e sognavo... Trovo che sia una visione a dir poco sublime, una visione che fa sangue, vedere un vero uomo con il ventaglio, vedere ragazzi giovani e già uomini, con il ventaglio in mano. Veri maschi, sciolti, disinibiti che si sventolano con un ventaglio come fosse la cosa più normale di questo mondo. Sentivo il bisogno, un po' snob, ma nemmeno tanto, di avere anch'io il mio ventaglio, per farmi aria, o forse per darmi delle arie, e trovare in questo modo un po' di refrigerio durante le mie passeggiate in centro, in quell'estate tanto torrida. E quando si decide di fare qualcosa la si fa per bene e si va fino in fondo. Ho girato e rigirato dappertutto prima di trovare il ventaglio meno stupido, meno imbarazzante, che fosse anche un minimo elegante, diciamo da esibire senza vergogna, e alla fine ho trovato il mio ventaglio. Da allora giravo sempre col ventaglio in tasca, ma non trovavo mai il coraggio di tirarlo fuori, di usarlo. Questo mi faceva sentire un idiota, un pezzo di merda, davvero. Questo mio limite mi faceva sentire che non ero e, forse non lo sarò mai, pronto per fare ciò che voglio fare, ciò che desidero e decido di voler fare, fregandomene di tutto e di tutti. Di questo mi rammarico e chiedo scusa all'altra mia metà, che ancora non riesce a saltar fuori. Lo so, prima o poi ci arriverò a fare ciò che voglio, me lo sento, magari sarò già vecchio, ancora più vecchio, non importa, ma ce la farò. Sento che ce la farò. Per questo mi sento ancora un povero allievo, non ancora pronto per fare il maestro.
Questo aneddoto mi serve, tra le altre, per far capire che questa storia del ventaglio è la stessa cosa che mi succede quando dipingo. So che devo osare di più, ma qualcosa mi tiene ancora legato alla scuola del passato, impedendomi di esprimermi come vorrei. Certo, mi sono dato anche la risposta, ovviamente, come cerco di fare sempre. Ma questo mi conforta poco, anzi, aumenta ancor di più l'ansia di arrivare in fretta a quella meta, ad invecchiare in fretta per arrivare il prima possibile a quel traguardo. Assurdo, a dir poco, ma vero. Io so quello che voglio, ma devo ancora capirlo bene. La morte con me è in debito, speriamo se lo ricordi sempre. No, per sempre è chiedere troppo, ma che se lo ricordi ancora a lungo, quello sì.

Non solo arte e non solo morte. Anche questo è astrattismo!

Q = C e non solo.
Q = Cammello e non solo
Q = Mondello e non solo
Q = Ignoranza e non solo
Q = Religione che tanto basta
Q = Culo che non basta mai

Cammello come Mondello, che tanto è lo stesso. Che tanto, in Italia, in chiesa o al cesso fa lo stesso. Frasi dettate non solo dalla mente.
Frasi che nascono così, per caso, tra ottobre e novembre 2020.
Frasi che, di sicuro, dicono più di tanti discorsi lunghi e spesso ingarbugliati, che difficilmente risultano comprensibili, tanto risultano inutili.

Col niente è tutto più chiaro, si vede meglio e più lontano.

Non solo arte ma anche niente.

Qoviddi 20/2 nasce così, per caso, ma non troppo casualmente. Per caso non accade nulla, e quando accade, in arte, ce la siamo cercata e voluta, spesso sudata, mai per caso. In questo caso Qoviddi 20/2 è nato in quanto fratello del precedente.

Q = Scopata e via

Tra il serio e il faceto, si sfornano i DPCM per colazione, ogni settimana si producono nuovi biscotti con ingredienti sempre nuovi, sempre inutili, tanto questi biscotti, impastati da maestri pasticcioni, fanno cagare.

Non solo arte.
Non solo mascherine.
Non solo virus.
Non solo terrorismo.
Non solo sesso.

Ci sono anche 13 nuovi cardinali, di questo il mondo sentiva un estremo bisogno. Con questi rinforzi si risolveranno i problemi del mondo. Con questi rinforzi il papa si rinforza, e non morirà questa notte. Che storia questa.

Amore dove sei?
Qoviddi dove sei?
Ma andate tutti a fare in culo.

“Come scoprire il potere liberatorio del VAFFANCULO e sorridere alla vita". Bello da leggere, impossibile da mettere in pratica finché di mestiere si fa il custode di un porcile.

Q = Porcile

Poter dire a qualcuno Vaffanculo sarebbe per me la più bella dimostrazione d'affetto, tanto sento la mancanza d'affetto. La più bella soddisfazione, che tanto vorrei togliermi il prima possibile, tanto basta un niente quando si incontra qualcuno al supermercato. Ma non oggi, oggi ancora non posso, aspettiamo domani.

Q = Protesta

Se scendi in piazza a protestare sei automaticamente un delinquente. A questo siamo arrivati. Il mondo sta girando alla rovescia, da tempo ormai, ma ora la misura è colma. Ora, davvero non se ne può più.
Ora la protesta è di destra, una volta era di sinistra. Se è di destra è cattiva, se è di sinistra è buona e giusta. Cos'è la destra e cos'è la sinistra, quando tutto è già andato a farsi fottere, non lo si capirebbe nemmeno guidando contromano.
La destra è conservatrice, la sinistra è conservativamente meno conservatrice.
La destra abbaia, e morde anche, ma questo si sa. La sinistra, invece, bela e miagola, ma se anche tu non beli e miagoli altrettanto, ti azzanna.
La destra è sinonimo di odio, a prescindere. La sinistra odia ferocemente la destra, a prescindere. La sinistra è odiosamente contro l'odio.

Non solo arte. Non solo Dio Dio, non voglio vivere dentro un mulino bianco, preferisco una bara che profuma di pino.

L'uomo odia e ama da sempre in quanto figlio di Dio. Ah beh, si beh...

Si tirano continuamente in ballo le nefandezze del passato, per giustificare l'incapacità di gestire il presente.
Si crea pretestuosamente scompiglio e confusione, parlando continuamente di odio, con la schiuma alla bocca, con toni perentori e minacciosi, col dito puntato contro l'avversario. Così si usa oggi commemorare il passato, da parte di chi si crede nel giusto, avendo la bocca che schiuma di rabbia. Il giusto non è solo il mio o il tuo, il giusto è anche qualcosa di suo.

28/10/2020
Q = Coglioni pieni
Niente è peggiore da sopportare di essere costretti a vivere accanto e lavorare per conto di persone ricche solo perché hanno soldi, ma pezzenti fino all'inverosimile nel cervello, e del tutto prive di anima.
Voglio una dittatura che obblighi tutti a studiare e a sottostare alle regole imposte da questo regime. Una dittatura che basi la sua democratica tirannia sull'imposizione forzata dello studio onnicomprensivo e all'educazione civica per tutti fino all'età della decomposizione degli organi genitali. Non proprio tutto sotto la mia supervisione.
Parlare con un critico d'arte, per un artista è come parlare con un muro. L'arte che fa un artista, la capisce solo l'artista che la genera. Quello che racconta il critico, beh, lì entriamo nel campo delle visioni mistiche.

Il critico d'arte racconta quello che vede, mentre l'artista racconta quello che nessuno riesce a vedere.

Q = E' accussì! Grazie Luigi di Napoli
Q = Presenza
Q = Distanza

Si auspica per il futuro ciò che non si è capaci di fare nel presente. Spesso è solo un modo elegante per non affrontare il problema. Chi ha gli attributi non auspica, decide, alza il culo e fa, punto!

I balconi e le finestre sono ancora i luoghi più democratici di rivolgersi al popolo per auspicare.

Q = Amare
Q = Auspicare
Q = Arte

Per non significare nulla alla fine, l'arte deve per forza avere le sue buone motivazioni all'inizio.

Vorrei essere sempre elegantemente brutale e sincero, per rimanere sempre me stesso.

Finché la vita ti regala anche un solo giorno da vivere, sii sempre umile abbastanza per trovare la forza e il coraggio per ripartire ogni volta da zero. Solo così potrai fare esperienze nuove fino all'ultimo tuo respiro.

L'importanza di avere un vero maestro da cui imparare, nessun genitore ti può insegnare.

A 62 anni mi sento già abbastanza vecchio per affermare di essere vecchio? Dipende se guardo indietro o se guardo avanti.

Di solito io guardo avanti, per questo mi sento sempre inadeguato a tutto.

Sentirsi dire “maestro” a 62 anni mi lusinga, ragionevolmente mi fa tanto sorridere.

Il sorriso disarmante di un povero vero che chiede l'elemosina, vale più della benedizione armata di un papa vero che auspica il benessere per tutti.

Si deve fare necessariamente tesoro del passato e si deve fare necessariamente tanta ricerca per il futuro. E' questo il solo modo per vivere dignitosamente il presente.

Il vero intellettuale si comporta da persona normale, tanto normale da non distinguersi tra la massa. Chi vuol fare l'intellettuale, confonde la capacità di comunicare il sapere per mezzo di una lettura personale e sempre appropriata, con la stupida ostentazione di voler mettere in risalto prima di tutto la propria immagine. Questi ultimi non si possono vedere, tanto meno ascoltare.

Sento sempre più la mancanza di vedere le file di bambini e ragazzi che camminano per strada guidati da un bravo educatore. Il collegio è una buona palestra, una buona scuola e una buona famiglia. Ma la fase del collegio per me è terminata da molto tempo, ora pretendo la mia libertà. Prima un buon collegio, poi una proficua libertà, poi, da anziano e non più autonomo, di nuovo il collegio. Ah, che bello tutto questo. Chissà perché, ma stare in comunità, salvaguardando la mia libertà, a me non peserebbe per niente. Io, in comunità, ci so stare. Io, con la mia totale libertà, chiuso nella mia cella come un vero monaco, ci saprei stare. E' una contraddizione? Non me n'ero accorto, ma solo perché ho imparato ad accontentarmi.

A cosa serve fare il pieno di libertà se poi non hai il serbatoio giusto per contenerle e custodirle nella migliore maniera possibile? Le libertà sono una cosa preziosa, ma se nessuno ti educa al loro equilibrato utilizzo, possono creare grossi problemi a te e alla collettività. Creano l'anarchia, la confusione, e tutto questo sembra far il gioco di chi, dalla confusione, ne trae profitto, per lo più politico.

Com'è possibile che un artista ignori e si estranei completamente dal sociale?
Io non voglio più occuparmi del sociale, non quando dipingo. Questo il motivo per il quale la mia sofferenza si rafforza e mi perseguiterà all'infinito. Vivere da libero, ma imprigionato dentro la realtà, ispirato, da pittore, dalla spiritualità cosmica che l'attraversa, spesso con prepotenza e senza pietà, questa la mia condanna. Questo il mio calvario infinito, questa la mia croce di ferro, questo il mio destino, maledetto, senza il quale non sarei quel poco che sono.

Il progresso sociale, economico, scientifico, se non condiviso in parti uguali tra tutti gli uomini, non solo non ci porta da nessuna parte, ma rischia di far fallire la stessa specie umana. Il progresso culturale deve necessariamente andare di pari passo con tutte le altre forme di progresso. La scuola deve essere ritenuta importante, fondamentale, quanto gli ospedali, le banche, i negozi di alimentari o di abbigliamento. La scuola va garantita a tutti, imposta, anche agli immigrati che sbarcano nel nostro paese, in Europa. Questi sarebbero soldi ben spesi. Se manca l'istruzione, se manca la volontà di istruire, il sistema diventa complice di uno status quo che giova, alla fine dei conti, solo al sistema stesso, all'establishment che trae vantaggio dall'ignoranza di gregge. E' alquanto imbarazzante dover ricordare questo semplicissimo concetto che, in quanto semplice da capire, se non lo si vuole attuare va da sé che c'è un disegno dietro ben preciso e, ormai, convintamente e convenientemente ben consolidato.

Non solo arte.

Vivere in povertà significa arricchirsi di beni che niente e nessuno potrà mai toglierti.

La vera povertà non è propria di chi è povero suo malgrado, ma di chi sceglie di essere povero.

Chi non ha mai mischiato il latte con l'acqua per fare colazione, meglio che taccia. Chi non ha mai rubato un pezzo di formaggio al supermercato per nutrirsi, non è degno di parlare di povertà, non sa cosa vuol dire. Provare per credere!

Le finestre del Vaticano sono le meno adatte per parlare ai poveri. Ai poveri si parla direttamente stando seduti a tavola con loro, in Vaticano, ben inteso.

Il rigoroso regime di educazione e allenamento basato su disciplina e obbedienza cui era sottoposto ogni cittadino spartano, fin dall’età di 7 anni, comprendeva (per noi moderni pratiche ritenute poco ortodosse, ma...), la separazione dalla famiglia, la coltivazione della lealtà di gruppo, l’allenamento alla guerra e alla pratica militare, la caccia, la danza (incredibile, ma vero) e preparazione per la società e per l’attività civile. Beh, con qualche piccolo ritocco, ma nemmeno tanti, questo regime di educazione lo vedrei molto appropriato anche per i giovani di oggi. Si trattava di un’educazione obbligatoria, collettiva, organizzata ed impartita dalla polis. Questo tipo di formazione era indispensabile per accedere alla piena cittadinanza. Gli adolescenti che non si fossero sottoposti a tale "scuola" non avrebbero potuto né accedere ai corpi di élite né tanto meno alle magistrature, nonché a tutti gli altri diritti civili. E perché no, anche gli immigrati dovrebbero sottostare a questa forma, opportuna, di educazione obbligatoria, senza la quale non si avrebbe la cittadinanza. Per questa mozione io voto SI'.

Si dice che il critico d'arte faccia un lavoro simile a quello dell’interprete, traducendo il linguaggio dell’arte in lingua visiva, trasformando in discorsi compiuti intenzioni (dipende dalla bravura dell'interprete) che l’artista non sarebbe (condizionale d'obbligo) in grado di fare con altrettanta abile proprietà. Un parallelo, quello fra critico e interprete, che forse può fare inorridire gli imbonitori fanatici della critica “demiurgica”, convinti di poter inventare dal nulla qualsiasi genio artistico e di trasformarlo in un grande affare (cosa che peraltro è stata fatta e viene fatta continuamente); ma come capita in letteratura, la traduzione è in realtà un compito delicatissimo in cui non basta affatto conoscere una lingua straniera, ma bisogna essere in grado di cogliere, trasporre e rispettare al meglio determinate volontà espressive dello scrittore. E se non esistessero i traduttori, gran parte dell’umanità sarebbe impedita di capire Dante, Shakespeare, ma anche Beethoven e Tintoretto, o Fontana. In tutto questo il critico d'arte dovrebbe conoscere e riconoscere la sua funzione principale: convertire l’arte in pensiero e parola, discorso verbale, perché diventi riflessione, proposta, dibattito, cultura nel senso più vero del termine. Capito questo risulta in seguito più facile per gli artisti, che di saper leggere ciò che fanno non sanno o non vogliono impicciarsi, di riconoscere un vero interprete del linguaggio artistico dal vero ciarlatano che parla e scrive fiumi di parole senza riuscire a mettere insieme una frase compiuta e sensata, ancorché appropriata.
Se l’arte fosse solo ciò che si può vedere, senza dare troppa importanza a ciò che si può dire su di essa, sarebbe una cosa molto meno importante e interessante di quanto non sia. Sarebbe una comunicazione semplicemente visiva, quando ogni vera arte è sempre l’insieme di due comunicazioni che stabiliscono un piano di continuità fra chi crea l’opera d’arte e chi la osserva. C’è insomma, il linguaggio della disciplina artistica e quello verbale a commento di essa, perché ogni vera opera non si esaurisce solo in se stessa, ma in ciò che si pensa, si dice o si scrive sul suo conto. Se un’opera non fa pensare, dire, scrivere, è probabile che valga poco, o niente. Il parere dell'autore rimane sempre vincolante, in subordine, va comunque ascoltato prima di emettere la sentenza definitiva, pratica che non si usa mettere in campo. Il gallo che critica contro il gallo che ha fatto, tante galline che osservano e provano a dire la loro, questo il pollaio in cui si svolgono oggi gli “eventi cul-turali”. Tanto chicchirichì e tanto coccodè, ma quest'uovo di chi è?

Q = Non solo cul

Non barattare mai la fiera consapevolezza di essere con il desiderio di possedere. Con la sola dignità non si mangia, ma puoi sempre chiedere aiuto a testa alta.

L'uomo è e resta sempre un povero cristo, anche quando si crede un Dio.

L'uomo è nulla, solo il suo orgoglio lo porta a credere di essere invincibile. L'uomo che si crede invincibile è solo un povero cretino, non degno di essere definito altrimenti.

L'uomo è il primo virus sfuggito dal laboratorio di Dio, un virus tanto aggressivo e pericoloso che nemmeno Dio è riuscito a bloccarlo in tempo per modificarlo.

L'etica è un contenzioso chiuso, non aperto. Il bello e il brutto sono eticamente non negoziabili e sono eticamente riconoscibili. Il “mi piace”, invece, è una cosa di cui preferisco non occuparmi, non mi piace.

Oggi, 10 novembre 2020, esce sui giornali il testo del nuovo tormentone della prossima estate: non ce n'è Coviddi. Fantastico manifesto dell'astrattismo dei nostri giorni dove per astrattismo io intendo l'assoluta mancanza, l'assenza totale di materia grigia. Questa riflessione parte da quello che ho sentito questa mattina sul Tg di Rai News24, diventato ormai il Tg portavoce di questo governo, dove tutto viene filtrato da una accomodante forma di tollerante accettazione e giustificazione di tutto quello che questo governo decide o non decide. Questa forma di dittatura, mascherata e tollerata, ancorché giustificata da una politica che si è posta come traguardo quello di sbarrare la strada alle destre, costi quel che costi, è a parer mio sfacciatamente insopportabile e inaccettabile. Il giornalista di turno che questa mattina commentava il fatto, ne aggiungeva disinvoltamente di suo, questa la prassi ormai. Questa canzone, diceva il commentatore, è l'espressione della più inaudita e inaccettabile ignoranza. E sottolineava la parola ignoranza più volte, per mettere in risalto, giustamente, la totale mancanza di una forma anche modesta di contenuto. Al di là del fatto in sé, perché di un testo che parla del Coviddi e di Mondello, così come si legge sui giornali, magari con l'intento subdolo di farlo diventare un nuovo tormentone dal sapore vacanziero, davvero è la riprova che siamo arrivati alla frutta anche qui. Davvero il degrado sociale, culturale, si sta diffondendo come il vero pericoloso virus da combattere in tutti modi, e fin qui ci siamo, fin qui siamo d'accordo. Quello che non capisco, che mi fa specie sentire, è che un giornalista di un Tg di regime pseudo comunista, faccia il suo intervento con la spocchia del tipico radical chic, come se stesse rimarcando il solito solco divisivo tra chi sta di qua, con noi, tutti intelligenti e pseudo intellettuali, e chi sta dall'altra parte della barricata, tutti bifolchi e ignoranti, ancorché tutti fascisti. Non ne posso più, davvero, non ne posso più. Se questo è il modo di porre rimedio a questo divario sociale, che pur esiste e si manifesta sempre più, se pensiamo ancora oggi che sia sufficiente parlare di questa ignoranza diffusa con la sufficienza e il distacco sfacciato proprio della sinistra, vuol dire che non abbiamo capito niente dalla storia. Vuol dire che l'insegnamento del grande e vero intellettuale nostro, Pier Paolo Pasolini, non ha insegnato niente a questi saccenti spacconi di sinistra che sempre si erigono sul piedistallo, incollati ad esso con lo sputo della supponenza, privi di un minimo di umiltà e di capacità analitica nel cercare la vera causa per porre rimedio alla malattia con una sincera democratica e “cristiana” terapia. Questo fa un grande uomo, un vero intellettuale. Un vero intellettuale non nuota per partito preso sempre parallelo alla riva di sinistra, ma ha la capacità e l'abilità di orientare la propria testa e il proprio corpo a 360°, per aiutare, con provata onestà e indipendenza, chiunque versi in cattive acque. In mancanza di onestà e autocritica, per quanto mi riguarda, possono andare tutti a quel paese. L'ignoranza di massa esiste ancora oggi? Perché l'ignoranza della gran parte del popolo è ancora molto viva e presente nella nostra società? Forse che la gran parte del popolo italiano è davvero geneticamente più deficiente di altri per sua natura e, per questo, non potrà mai elevarsi e migliorarsi? Ah ah ah... che cazzata spaziale! Siamo tutti capaci di puntare il dito contro chi è più debole mentalmente e, peggio ancora, verso chi lo è fisicamente, ma continuiamo a farlo tutti, sia da destra che da sinistra. Anzi, più da sinistra che da destra, ma è proprio questo che non mi torna, che mi disturba, che mi infastidisce e mi fa tanto incazzare.

Ancora arte, per favore!

12/11/2020, ricevo queste due righe dal dott. Giorgio Falossi che riporto integralmente, tanto mi piace la sua critica dal sapore sempre pungente, quasi acre, mai regalata senza avermela prima fatta sudare. Questo è il suo stile, così lo devo accettare, così mi onoro di tenerlo e di apprezzarlo.
Di seguito alcuni cenni biografici: Giorgio Falossi è nato a Campiglia Marittima in provincia di Livorno nel 1931. Laureato in Scienze politiche e sociali all’università di Pisa, vive a Milano. E' stato Capo dell’Ufficio Stampa al Consolato Generale Britannico di Milano.
Nel 1962 fonda la Casa Editrice «Il Quadrato» a Milano. Collaboratore di diverse riviste artistiche è stato direttore per tre anni del mensile Arte Mercato. La sua attività è andata sempre più specializzandosi nell’arte con pubblicazioni di testi biografici e critici di noti artisti. Da ricordare alcune tappe di questo cammino editoriale. Prima di tutto il sodalizio con Carlo Carrà ed il figlio Massimo. Con lui è nata la prima edizione di un annuario dedicato ai pittori e agli scultori che si ripeterà ogni anno partendo dal 1964 ai nostri giorni. Nasce, inoltre, una bella pubblicazione con poesie di Alfonso Gatto illustrate da sette litografie di Carlo Carrà. L’Annuario dei pittori e scultori italiani del ‘900, anche questo il primo in Italia, seguito subito da altre edizioni, lo portò a contatto con la grande famiglia degli artisti. Notevoli e storiche le interviste di Giorgio Falossi dagli anni 1970 al 1980 fatte direttamente ai principali artisti dell’epoca: da De Chirico a Migneco, da Brindisi a Cagli, da Annigoni a Burri, da Conti a Dottori, da Guidi a Saetti, da Palermo a Torino tutta l’Italia era un fiorire artistico.
Oggi gli artisti sono diventati professionisti della carriera, i meriti sono difficilmente individuabili. Fiere, televisioni, aste e pochi ma dotati galleristi, pilotano vendite e successo, commercio e quotazioni. Giorgio Falossi è stato tra i principali redattori dell’Enciclopedia del Comanducci con ricerche sul Novecento pittorico italiano. E’ stato iscritto all’Albo del Collegio dei periti ed esperti d’arte della Lombardia. Fa parte della Federazione nazionale esperti e critici d’arte. Ha tenuto conferenze sull’arte presso Istituzioni e circoli culturali.
Numerose le presenze in concorsi, premi e manifestazioni artistiche, che lo hanno visto Presidente di Giuria o attivo collaboratore.
“Egr. Maestro Pavan. Sto abbastanza bene, grazie. Così spero di lei. Ho scritto abbastanza, perché è un po’ come in arte, non si raggiunge mai la pienezza e quando si raggiunge non ce ne accorgiamo. Mi fa piacere che continui la pressione su lei e sulla sua pittura. Lo sento molto determinato, travolgente, sento che (giustamente) unisce il valore delle sue opere al potere del suo io. E’ la strada da percorrere. Chi combatte per una certezza, che penetra tutte le fibre dell’essere, dandogli il senso di una alta missione, è invincibile. Chi sente l’arte come certezza di alta missione in tutte le fibre del suo essere è invincibile. Ho letto il suo lungo scritto “Qoviddi 20/1.” Ho qualche perplessità, mi sembra confuso su alcuni aspetti che dovrebbero essere sue certezze, in qualsiasi modo ma certezze devono essere. Tenga presente che la situazione è che siamo qui confinati, alcuni soli, altri in compagnia, comunque tutti convinti che si deve sacrificare qualcosa per riavere indietro tutto e di più, in una formula smisurata di egoismo. Un’arte che per essere tale deve essere anche preveggenza, anticipazione e i problemi e i vari aspetti non mancano: dall’ignoranza al virus. L’arte è la nostra storia, la sua arte, deve illustrarci qualcosa in proposito, deve riattivare fiducia nella scienza, nella civiltà, nell’uomo. Non voglio dare suggerimenti, caro Mauro, ma stia pronto a cadere, perché anche gli invincibili hanno momenti difficili, per alzarsi di nuovo con umiltà e con fiducia, quella fiducia che a lei non manca e che può comunicarci con la sua pittura. Con stima e cordialità. Giorgio Falossi”.
La prima cosa che mi vien da dire è: mmm... nel senso di: mmm gnam gnam, che buono questo!

Gnam gnam = Astrattismo

Lo so, caro Giorgio, che tu non sei d'accordo su tutto, lo so, non lo sei mai stato, non lo siamo mai stati d'accordo su tutto, e non lo saremo mai. Fintanto che non accetterai e farai tua la convinzione che il Tintoretto è stato il più grande pittore che abbiamo avuto, al pari di pochissimi altri, che non includono Raffaello, io e lei non andremo mai d'accordo del tutto.

Q = Cura

Mille cerotti non fanno mai una cura.

Q = Cammina

Alzati, datti una mossa e cammina!