Così nasce “Punto Luce 21/1”, tra dicembre 2020 e gennaio 2021. Nasce dal seme dell'ultimo padre e maturato nell'utero dell'ultima madre (questo sì, 15/03/2021 benedetti da santa madre chiesa). Ci si accoppia, si fa una scopata, a volte scappa pure di fare l'amore, e poi si aspetta che fuoriesca qualcosa, meglio se benedetto. Per come la vedo io questa volta c'è stata una scopata e basta, una scopata e via, che tutti si arrangino per conto loro; concetto a me molto noto e poco caro. E che ci sia una benedizione o meno, chi se ne frega! In questo lavoro c'è una rottura coi precedenti, una voglia di staccare, di rompere, di litigare e di lasciarsi, oserei dire, per sempre. Viste le esperienze fatte nelle vite precedenti, perder tempo a rimuginare, a voler ricomporre, a ricordare o a piangersi addosso, non serve a niente, non porta da nessuna parte, anzi si perde tempo prezioso inutilmente. Meglio tagliare i ponti quando ci si accorge che si ha bisogno di aria fresca, di ritrovare il ritmo più adatto a noi, anche in considerazione dell'età che avanza; per continuare il nostro cammino, per arrivare alla meta. L'età è fondamentale, matura, nel prendere atto che avere 62 anni non ci si può più permettere di buttare via inutilmente nemmeno un giorno, mi verrebbe da dire, nemmeno un istante. Per questo, ad un certo punto, si decide che la strada che si sta percorrendo va modificata, perché quella che stavi facendo non ti fa più vedere l'orizzonte, ma è diventata un continuo sali e scendi, bello, piacevole, ma non si vede l'orizzonte e tu sai bene ormai che, vista l'età e vista l'esperienza, l'orizzonte bisogna almeno intravederlo.
Sempre più manca il tempo per raccontare passo dopo passo tutto quello che passa per la mente quando si inizia un nuovo percorso, ma cercherò lo stesso di spiegarmi, a modo mio, come sempre, e sempre più convintamente vi dico che quello che racconto io, nessun interprete potrebbe mai raccontarlo. L'interprete, se è bravo, riesce a leggere, anche tra le pieghe se è molto bravo, ma l'interprete non riuscirà mai a conoscere e raccontare quale sia stato il punto di partenza e quale sarà il punto di arrivo, fintanto che il punto di arrivo non si sia manifestato da solo, con l'aiuto del mio Dio.
Il vuoto, lo spazio infinito che ci circonda, che ci avvolge coi suoi misteri, quel vuoto mi viene più congeniale lasciarlo e pensarlo libero di muoversi e di cambiare, di modificarsi, piuttosto di immaginarlo sempre ben organizzato e programmato solo da me; non è giusto, ho provato, ma non funziona così. Ci sono cose che non conosciamo ancora bene, altre per nulla, quindi perché volerle organizzare e catalogarle in modo così preciso e presuntuosamente così metodico; come se si volessero archiviare definitivamente. Come se, così facendo, si volesse far passare il messaggio che tutto si è capito e tutto si è risolto, concluso. Ecco, credo di aver reso bene l'idea di questo ulteriore passaggio verso l'aldilà, inteso come ignoto ancora da esplorare, non come la mia fine, che tanto le due non si discostano di molto. Un passaggio più come gambero, che non da atleta, perché in questo modo io intendo fare un passo indietro, per andare avanti ben inteso. Per proseguire questo percorso ormai intrapreso che mi deve avvicinare convintamente, più attraverso un percorso filosofico, mistico perfino, non semplicemente, si fa per dire, scolastico. Che poi, fosse anche solo così, in tanti si leccherebbero le dita, ma io no, a me questo non basta, troppo facile, sempre per modo di dire. In pratica, con meno regole, meno numeri e proporzioni, meno conclusioni affrettate, pur sempre perfette, che non cerco, per davvero, né le cerco con fatica, tanto la perfezione mi appartiene; e non stiamo parlando del mio carattere; sto facendo un passo indietro nel senso di ritornare, di riavvicinarmi ai miei blocchi di partenza. Questo paragone rinverdisce ricordi lontani di quando in seminario, alle medie, correvo i 100 m piani e la staffetta 4X100 ai giochi regionali della gioventù. Tutto questo per dire che mi sono accorto che devo fare un passo indietro, concentrarmi meglio sul traguardo finale, per provare a correre verso il traguardo con più convinzione personale, con più convinzione artistica, intesa come risultato finale. Così mi diceva l'insegnante di ginnastica durante gli allenamenti e le gare, e sempre con tono perentorio, minaccioso perfino. Questa pausa di riflessione mi porta sempre più convintamente a farmi sentire più vicino alla vera meta finale, la verità assoluta. In pratica sto cercando di dire che se prima credevo di aver trovato la soluzione al problema, ora capisco che quella non era la soluzione, ma solo una bellissima esperienza fatta più di virtuosismo grafico-pittorico, ma privo dell'essenza naturale, intesa come primordiale e, in parte, anche scientifica e mistica allo stesso tempo. Intendo dire nel senso di avere, come diceva Socrate, anche un'anima e, per come la intendeva lui, abbraccio il suo concetto di “divino” e lo faccio mio, questo da tempo ormai. Comunque, al di là di tutto, di tanti discorsi che potrebbero risultare eccessivi e inutili, è così che la vedo io, che la ragiono io questa faccenda. Un passo indietro che significa aprirmi ancora di più, darmi una possibilità in più di ricondurmi ad uno stato verginale, per meglio congiungermi con l'universo in modo più puro, più sincero e diretto, da vero curioso di conoscere come stanno le cose per davvero, oltre il tutto, il nostro poco. Ecco cosa intendo per fare un passo indietro, rimettermi a pensare, da cui deriva il mio ri-fare, in maniera più discreta e attenta, più “pura” appunto. Insomma, un processo meno presuntuosamente descrittivo e analitico proprio di chi pensa di aver capito tutto e di aver risolto tutto. Un atteggiamento meno professorale, ma è per questo, devo ammetterlo, che mi convince sinceramente questo nuovo percorso intrapreso. E' questo che mi fa sentire bene, che mi fa capire quando è ora di smettere di essere allievo per diventare un poco alla volta, maestro. No, no, non si tratta di aver paura di perseverare, non si tratta di scappare, non si tratta di avere le idee confuse, non è questo, anzi, è esattamente l'opposto. Si tratta di aver bene in mente cosa si vuole fare da grande, da pittore maturo. Si tratta di capire cosa vuol dire avere una coscienza artistica deontologicamente intatta, ancora pura, e di fare i conti con essa. Si tratta di prendere atto che dal curriculum di ciascun pittore si capisce se siamo davanti ad un pittore che sia anche un artista, o semplicemente un pittore che sia solo un pittore e basta. Un vero artista sa quello che sta facendo, è obbligato a saperlo, per questo ne ha coscienza. Almeno così dovrebbe essere, così la vedo io; anzi, così è.
Non solo arte, ahimè o non ahimè? Boh, chissà!... Ma questo è astrattismo figlio di tutti gli Dei e di nessuno Dio. Così è, e così resta. Questo è il mio percorso, questo sono io.
Mi verrebbe da dire con sincera convinzione che, per un artista, occuparsi anche di altro, altro che non sia solo ciò che concerne il proprio ambito specifico, sia un sacrosanto dovere, morale, civile, e sempre artistico anche, ma questo “impicciarsi di altro”, oggi, è una vera catastrofe, sta diventando impossibile farlo seriamente. Una catastrofe emotiva, insopportabile, socialmente e psicologicamente non più comprensibile e per questo non più interessante, tanto è tutto privo di identità, di storia. Niente è più individuabile e definibile. Tutto è diventato impossibile da sopportare, da gestire, da organizzare e tutto è diventato impossibile da amare. Tutto è diventato impossibile da capire, da condividere, da accettare. Non era così che doveva andare.
Tuttavia, niente toglie al fatto che ci sia una via di fuga che bypassa tutto questo politicamente corretto e che, superato tutto questo, grazie ad uno status quo sempre un po' sopra le righe, non per forza radical chic, potendoselo permettere, chiuso e isolato nel proprio mondo, stanco di tutto e di tutti, io sento di esserci quasi. Immaginando uno scenario come questo, ne sono sicuro, occuparsi solo di arte, che significa in questo caso isolarsi da tutto nel vero senso della parola, può perfino diventare più facile, più immediato e opportuno, più semplice. Potrebbe, ne sono sicuro, portare a risolvere il quesito che spiegherebbe tutto. Io spero che una volta raggiunta l'età della pensione, possa davvero regalarmi, almeno in parte, un ultimo scampolo di vita siffatto. Se ci arriverò prima, per questo sto lavorando con tanta intensità, tanto meglio.
Non solo arte
Se all'interno della coalizione di destra si discute, non si condivide sempre tutto tra le parti, ci si divide a volte su alcuni punti, cosa buona e giusta, per i media in questo caso si litiga. Per gli stessi media quando si parla di quello che succede a destra, guarda caso, ormai non se ne può davvero più, in questi casi si litiga sempre. A destra ci si divide, si litiga e non si è coesi. Se la stessa cosa succede all'interno della coalizione di sinistra, coalizione molto più variopinta, in questi casi, per i media, e sempre è così in questi casi, allora si preferisce dire che si è aperto un dibattito, si è aperto un confronto tra le parti; ci stiamo confrontando democraticamente. Ma dico io, ma davvero ci credete così ingenui da sottovalutarci così tanto sfacciatamente? Ma davvero pensate che essere di sinistra sia ancora garanzia di vedersi e di sentirsi riconosciuti come i migliori? Migliori di chi? Perché la sinistra è sempre migliore della destra? Perché, chi l'ha detto, chi l'ha scritto? Che poi, ritrovarsi ancora oggi a ridurre tutto in termini di confronto così semplicistici e riduttivi diventa perfino superfluo e fastidioso occuparsene. I colori della politica hanno un valore diverso di quello che hanno nell'arte, ma nell'arte astratta tutto è possibile, tutto si mescola, si confonde, e si giustifica, come accade oggi con la politica astratta.
In arte, il rosso si è esaltato ed ha primeggiato grazie al supporto, al sostegno ottenuto anche dal nero. Il contributo che il nero ha dato a tutti i colori per meglio farli risaltare, è un merito che gli va riconosciuto. È giunto il momento di ringraziare il nero per tutto il contributo che ha dato nei secoli per fare risaltare al meglio tutti gli altri colori.
Arte = Nero
Viva il nero, perché senza il nero nessun colore avrebbe goduto la gloria che ha ottenuto in tanti secoli di storia.
05/03/2021, il segretario del più importante partito di sinistra si dimette dicendo: “Mi vergogno di questo partito”, e si apre un dibattito democratico. Si apre un dibattito di leale confronto tra i dirigenti di quel partito. Se questo fosse accaduto ad un partito di destra, da anni sotto attacco ogni minuto di ogni giorno dell'anno, e questo per ogni cazzata o semplice cavolata si faccia e si dica, non si sarebbe aperto un dibatto democratico, non un leale confronto all'interno dello stesso partito, ma si sarebbe spalancato il cielo e l'inferno contemporaneamente. Si sarebbe parlato del fallimento e della morte delle destre.
Non solo arte, ma tanta ipocrisia radical chic.
A me piace la politica della destra?
A me piace la politica della sinistra?
A me piace portare in piazza o in Parlamento crocifissi e vangeli?
A me piace spalancare le porte a tutti tenendo ben chiuse le mie? A me non piace niente di tutto questo. In certi casi, tutto questo mi fa davvero schifo, mi imbarazza, mi fa salire la rabbia. Meno slogan populisti, vero, d'accordo, ma anche meno proclami colti e troppo “intelligenti”, buoni solo per gareggiare tra chi si preoccupa tanto di mostrare che la sa più lunga di altri. Il populismo di destra e lo snobismo ostentato di sinistra sono entrambi figli di un antenato malessere sociale di cui, la nostra amata religione, ha le sue colpe. Neri e rossi, destri oscuri e sinistri sempre troppo accesi, imparassero a vedere il mondo con occhi più puliti. Imparassero tutti, ma proprio tutti, a tenersi gli occhi più puliti, guardando e ascoltando ciò che ha da dire l'arte, non guardando solo i soldi e le effimere e inutili comodità utili al proprio culo.
Oftalart è il nuovo collirio più buono che c'è. Adatto per tutte le età e per tutti i ceti sociali. Nessuna controindicazione, nessun effetto collaterale. Rende subito migliore la vista a tutti in egual misura, per la buona pace dei neri e dei rossi.
Oftalart = Astrattismo allo stato puro, sempre visibile, non sempre disponibile.
Lotto da protagonista
Brandendo la mia spada
Con la bellezza
Vincerò la mia guerra
Avvolto nei mie sogni
Seppellito chissà dove
Avrò tutte le risposte
Che il sonno mi regalò
Meglio fare cose buone coi fatti che firmare tante frasi intelligenti.
Appellarsi al buon senso significa giustificarsi, parandosi il culo con Santa Ipocrisia.
Il mio buon senso non è mai uguale al tuo. Il buon senso è una presa per il culo, solo così è un buon senso.
Di treni ne passano tanti, ma ogni tanto bisogna avere il coraggio di prenderne uno. Meglio fare un viaggio a vuoto, che rimanere seduti sulla stessa panchina a guardare gli altri che vanno e che vengono. Chi dice che si sta benone su un unico treno, e che non vale la pena di cambiare, di sicuro sta mentendo, o non era destinato a fare un lungo viaggio.
In troppi si credono in dovere di insegnare di tutto per il solo fatto di aver frequentato la scuola di Pinocchio, ma se non hai frequentato la scuola dei ragazzi della via Paal, allora evita di insegnare; è sufficiente Wikipedia.
Dentro l'ignoto oscuro troviamo la nostra Luce.
Al centro di questo lavoro c'è un grosso punto nero, un cerchio, un buco. Questo è il punto e il buco del mistero, dell'ignoto, ma è proprio all'interno di questo punto oscuro che dobbiamo entrare se vogliamo trovare la luce che cerchiamo. E' entrando all'interno di questo buco nero che possiamo avere la possibilità di conoscere ancor di più il troppo che ancora ci manca, per ritornare al punto di partenza, per dire ok; adesso possiamo ripartire e ricominciare tutto da zero, senza più rifare i troppi errori che fin qui abbiamo fatto. Con il punto bianco tutto ci appare già come un dato scontato, come se tutto fosse già avvenuto e non avessimo più possibilità di cercare altro; che tanto di nuovo ancora c'è sempre da scoprire. Il bianco ci abbaglia. Il bianco ci inganna, ci fa sentire momentaneamente felici e appagati, ma è col nero che possiamo avere nuove chance per andare ad immergerci dentro il mistero della vita. Per avere a che fare col nero, per avere dimestichezza col nero, per accettare il nero come un amico e non come il colore del demonio, ci vuole coraggio, forza, e tanta determinazione nel voler conoscere quello che il bianco ci impedisce di vedere.
L'artista, il nero lo deve saper usare, e per fare questo lo deva prima saper addomesticare. Con il nero, il vero artista, ci deve prima andare a letto e farci di tutto, solo così impara ad amarlo.
Il nero è un amico fedele, questo è importante per la vita di un pittore. Il pittore che ha paura del nero è meglio che cambi mestiere.
Sopra il tutto non c'è un amaro da bere a fine pasto, ma un segno ben chiaro del mio passaggio. Non si tratta della pisciata di un cane, ma di una sintesi biografica di chi a fine pasto ci ha messo il corpo con il colore e l'anima con il cuore.
In arte come in politica si può cambiare, l'importante è avere ben chiaro dove si vuole andare.