Non voglio fare dello specchio un'opera d'arte fine a se stessa, ma usare lo specchio come il tramite tra il conscio e l'incoscio di ogni persona che abbia il coraggio di guradarsi dentro; di guardarsi allo specchio, come ho sempre fatto io e come sto facendo ancora adesso. La guarigione non è immediata, ma perseverando nel guardarsi allo specchio, è garantito che qualcosa si impara, si migliora.
Guardasi dentro, guardarsi nel profondo, che comprende il guardarsi anche fuori.
Lo specchio come opportunità per guardare oltre; oltre a noi stessi, partendo da noi stessi.
Lo specchio come trait d'union tra il nostro “Io” di qua (il presente), e il nostro “Io” di là (il passato e il futuro).
Io con Io
Tu con Tu
Io con Tu, ma sempre Io.
Punto Luce 21/6 non nasce con lo specchio o per lo specchio, assolutamente no. Si trasforma in seguito, pian piano, a lavoro quasi concluso, con l'idea di diventare, di essere, anche uno specchio. Questo a conclusione solo di un'opportunità formale, artistica, estetica. In seguito, una volta visto il risultato, del tutto inaspettato, giustificato e poi accettato, questa opportunità si è trasformata in occasione da prendere al volo e, conseguentemente, per motivare questa scelta, trasfomatasi in una vera e propria soluzione. L'idea di fare dello specchio, di questo specchio, un'occasione di riflessione. La riflessione che da sempre io faccio guardandomi dentro allo specchio, per capirmi, per giudicarmi, per amarmi. Ho passato la mia adolescenza da solo, e da solo non ce l'ho fatta. Da solo non sono cresciuto bene; da solo sono cresciuto molto male. Da solo sono cresciuto spiando più dalle fessure, che guardando direttamente in faccia le persone. Dalle fessure delle tapparelle, delle tende o delle porte semiaperte, dalle serrature e da qualsiasi altro buco o fessura potesse proteggermi dallo sguardo altrui. Io ero traumatizzato, con questo trauma sono cresciuto, con questo trauma mi sono formato, e oggi, almeno in parte, ne sto uscendo fuori; ma oggi io ho 62 anni. Da qui il mio carattere, la mia arte. Io dentro lo specchio ci entro ancora, seppur in modo figurato, ma ci entro ancora e, credetemi, lo psicologo sa tutto di me, mi ha già aiutato molto con lo specchio, senza utilizzare uno specchio. Ora spetta a me cercare di dare un'opportunità agli altri. Scherzo, ovviamente, ma come sempre, mica poi tanto.
Una crescita, la mia, assai nefasta, psicologicamente distruttiva, che ancora oggi sento il bisogno di indagare. Non più solo come vittima, no, no, ci mancherebbe, ma come uomo e artista terapeuta che mette in guardia, e sto parlando seriamente, che consiglia a tutti quelli che si ritrovano in queste terrificanti situazioni, il bisogno di analizzarsi. Ecco il senso di questo spazio-tempo che diventa specchio. Da qui si entra e da qui si esce. Tutto questo merita lo sforzo di fare questo esercizio. Guardatevi tutti dentro per mezzo dello specchio. In totale solitudine e in totale assenza di rumore, meglio se nella penombra. Siate onesti, non abbiate paura di scavare, paura di rivedere, paura di capire; non temete la verità, lei salta sempre fuori prima o dopo. Solo dopo, solo così potrete accendere le luci e ascoltare la musica dal vivo. Solo così potrete capire e apprezzare al meglio la luce del sole e la musica ad alto volume. Solo così potrete in seguito accendere la vostra luce e comporre la vostra musica, e dipingere la vostra vita. Le tapparelle vanno alzate, le tende aperte, le porte spalancate, e di spiare dalla serratura non deve più fregarvene niente.
Tutto questo è uscito fuori da solo, credetemi. Tutto questo non l'ho voluto e deciso io. Punto luce 21/6 l'ha voluto e l'ha deciso lui. Quando l'ho capito anch'io, per fortuna ero ancora in tempo per intervenire, per chiudere definitivamente quel buco neutro ed enigmatico, quello spazio azzurro, che si intuiva voleva essere liberato da ogni inutile tentativo di tenerlo ancorato all'insieme solo come spazio cromatico non ben identificato. L'intuizione dello specchio, che è venuta da sé come vengono da sé tutte le intuizioni oneste frutto di conoscenza e lavoro, mi ha risolto il problema. Mi ha concesso la libertà. Fidatevi dello specchio, abituatevi allo specchio. Con riverenza, con rispetto, con onestà, mai con timore, lo specchio saprà restituirvi una fetta di serenità, a cui si aggiunge sempre un briciolo di dignità.
Ecco perché lo specchio. Non per fare scalpore rompendolo davanti al pubblico (già fatto e non pertinente con quello che intendo fare e comunicare io), ma per avere una chance in più, molto discreta, sfacciatamente molto discreta e sfacciatamente molto democratica, per riflettere, per indagare, per indagarsi. Meglio se con spirito sincero, con coraggio. Meglio se in silenzio, senza scalpore, senza rumore, senza pubblico. Ma state tranquilli che il rumore, anzi il frastuono, arriverà da solo, nel silenzio che sta intorno a voi. Per chi avrà il coraggio di specchiarsi, dopo un po' arriverà il frastuono della messa a fuoco.
Qui il pubblico non serve, non c'entra. Qui il pubblico è in più, creerebbe solo inutile confusione, e non servirebbe allo scopo. Da soli con se stessi, e basta così.
Lo specchio non più come oggetto da manipolare, da usare per creare un fatto, un evento, ma come soggetto da indagare. Lo specchio come soggetto da trattare alla pari; come un amico, un confidente, meglio se come un terapeuta, meglio ancora se come un vero maestro.
Specchio come parte attiva, come attore principale, non come puro mezzo da sacrificare in nome dell'arte, per il puro piacere di dimostrare qualcosa davanti a qualcuno. Lo specchio, nel mio caso è esso stesso arte, se per arte consideriamo concettualmente l'insieme in cui si colloca specchio e autore. Ma è lo specchio, che in questo caso specifico, diventa il protagonista principale, relegando in seconda posizione la figura stessa del suo autore. L'auotre crea la situzione, offre la soluzione a chi ha ancora fegato da vendere, di mettersi in gioco con onestà e purezza d'animo. Per questo si chiede, a chi si vuole sottopororsi a questa gentile forma di “tortura”, tanto coraggio.
Io non sono qui per dare spettacolo, niente affatto, dare spettacolo non mi interessa. Mi affascina di più confrontarmi per ascoltare e capire, per discutere insieme, e dissentire tutte le volte che lo ritengo.
Non sembra, ma anche l'arte astratta, apparentemente elitaria e distante dai problemi di questo mondo, può essere fruibile da tutti, democraticamente. Per mezzo del suo autore e di un bravo interprete, può essere perfino compresa e accettata.
Il mio specchio non si sacrifica sull'altare in nome e in onore di un pubblico pagante; ma il pubblico può usare questo specchio per farsi più bello, più bello dentro e sempre più bello fuori. Vedersi belli significa essersi depurati di tutti i mali che stanno al di fuori di noi, e che ci condizionano. Il male, la cattiveria e l'ignoranza ci bloccano, ci destabilizzano. Ci impediscono di vedere il bello che sta dentro di noi e il bello che sta intorno a noi, che vi assicuro, è davvero tanto.
Lo specchio dell'anima. Lo specchio inteso come buco, fessura, spiraglio, attraverso il quale io posso piacevolmente spiare, col rischio di non trovare solo la parte più bella di me stesso, ma col rischio di vederci dentro anche il peggio di me stesso. Da qui il coraggio di dialogare con lo specchio.
E tutto il mondo che circonda lo specchio, cosa ci sta a fare tutto quello che sta intorno a questo specchio?
Tutto quello che si muove o che sta fermo intorno allo specchio, siamo noi. Sono io, sei tu; tutto questo siamo noi.
Quello che avviene al di fuori della nostra intimità, sia essa confessione o semplice confusione, quello che succede fuori di noi, e che fa parte di noi. Quello che è e resta pur sempre, malgrado tutto, parte integrante della nostra confusione mentale. La nostra identità, le nostre paure, le nostre certezze, le nostre debolezze, i nostri segreti, che si accompagnano spesso alle nostre paure. Tutto quello che conosciamo o crediamo di conoscere, motivo per il quale siamo qui, adesso, curiosamente e intelligentemente vogliosi di capire.
Non uno specchio grande per specchiare il gruppo, ma uno specchio piccolo, contenuto e piazzato in un determinato posto, furbescamente giusto, che fotografa e analizza chi si guarda dentro. In questo e con questo è compreso tutto, il mondo e l universo, il tuo mondo e il tuo universo, il tuo “Io”.
Qui non si viene per rompere, qui si viene, casomai, per capire e per ricostruire. Tutti abbiamo bisogno di essere ricostruiti.
A questo serve il mio specchio, non per scopi meramente egoistici (l'artista in contrapposizione al resto del mondo), ma per finalità che diano a tutti la possibilità, con onestà e purezza d'intenti, di avvicinarsi allo specchio per fare chiarezza con se stessi; pulizia dentro.
In sintesi:
Fermasi
Guardarsi
Riflettere
Giudicarsi
Condannarsi
Assolversi
Amarsi
Tutto davati a questo specchio. Tutto alla luce del sole, ma va bene anche una misera lampadina. Per questo lo specchio deve essere sempre tenuto ben pulito, in ordine. Buona visione.